ARCHIVIO RMA 2013
: SALESIANITA'-DON
BOSCO-FAMIGLIA SALESIANA-GIOVANI - EDUCAZIONE
- Problematiche giovanili -Ex Allievi/e Salesiani
LETTERE
A SUOR MANU.....
SFIDE EDUCATIVE | Il baffo della tigre:
Per educare
alla gentilezza....
Per educare alla gentilezza
occorre essere gentili. Noi per primi.
Cara Suor Manu,
Mio figlio, quarta elementare, da un po' di tempo dice parolacce,
che sicuramente non ha mai sentito in casa. Poi, è molto
sgarbato quando risponde a me e a sua nonna. Queste cose le ha
imparate, purtroppo, da suo padre che da tempo non sa cosa siano
le belle maniere. In un primo momento, pensavo fosse un problema
mio o di casa mia, invece da alcuni episodi mi hanno convinta
che il problema è molto più vasto. Infatti, in
un ufficio per una pratica, un impiegato mi ha risposto con tono
così maleducato che mi sono chiesta quali disgrazie possano
giustificare tanta aggressività. All'ospedale, c'è
una mia vicina di casa molto anziana: alcune infermiere sono
così scorbutiche, che mi chiedo se tratterebbero così
anche la loro mamma. Del resto, in televisione non abbiamo molti
esempi di buona educazione, e le brutte maniere sono la "legge"
di molti film. Meno male che Papa Francesco ha esordito salutando
con dolcezza! Ma io mi chiedo: come posso aiutare il mio bambino
a diventare una persona educata, se viviamo in una società
di maleducati?
Nella nostra scuola abbiamo
indetto la "settimana della gentilezza" e qualche mamma
ha confidato di essersi molto stupita quando suo figlio le ha
detto "Grazie". È vero: la gentilezza sembra
un po' passata di moda, ma se ne sente il bisogno, se persino
l'ONU ha indetto la "Giornata mondiale della gentilezza",
che si celebra il 13 novembre. Qualcuno ha detto che la gentilezza
è un linguaggio che anche il sordo può sentire
e il cieco può vedere. E il Presidente americano Lincoln
scrisse: "Una saggia massima dice: Una goccia di miele prende
più mosche di un litro di fiele. Se volete guadagnare
un uomo alla vostra causa, prima convincetelo di essergli amico.
È questa goccia di miele che vincerà il suo cuore
che, pensatela come volete, è la strada maestra per giungere
alla sua ragione".
Un racconto può aiutarci a rispondere alla sua domanda.
Una giovane donna si recò
da un eremita che viveva su una montagna, per chiedergli una
pozione magica. "Mio marito - spiegò - mi è
molto caro. Negli ultimi tre anni è stato lontano a combattere
in guerra, e ora che è ritornato mi parla a malapena.
Se mi rivolgo a lui, sembra non sentire. Quando si degna di proferir
parola, lo fa aspramente. Se gli servo cibo che non gli piace,
lo spinge da parte ed esce dalla stanza infuriato. Voglio una
pozione da dare a mio marito, in modo che torni amorevole e gentile
come era un tempo".
"La pozione si può fare - le rispose l'eremita -
ma l'ingrediente essenziale è il baffo di una tigre viva.
Portamelo e io ti darò ciò che ti serve".
"Il baffo di una tigre viva! - esclamò la donna -
Come posso procurarmelo?".
"Se la pozione è importante per te, ci riuscirai",
concluse l'eremita.
La donna andò a casa e pensò come fare per procurarsi
quell'ingrediente. Poi, una notte, uscì di casa con in
mano una ciotola di riso e sugo di carne; si recò dove
viveva la tigre e la chiamò. Ma la tigre non uscì.
La notte seguente tornò alla tana della tigre; questa
volta si avvicinò un po' di più e offrì
di nuovo una ciotola di cibo. La donna si recò ogni notte
dalla tigre, portandosi sempre qualche passo più vicino
alla grotta, tanto che un po' alla volta la tigre si abituò
alla sua presenza, tanto che mesi dopo, la giovane poté
sfiorarle la testa con la mano. Infine una notte, disse: "O
tigre, animale generoso, devo avere uno dei tuoi baffi; non arrabbiarti
con me!". Detto questo le tagliò un baffo. La tigre
non si arrabbiò.
La donna scese lungo il sentiero, correndo, tenendo il baffo
stretto in mano, fino alla casa dell'eremita. "Maestro!
Ho il baffo della tigre! Ora potete preparare la pozione che
mi avete promesso, in modo che mio marito torni a essere amorevole
e gentile!".
L'eremita prese il baffo, lo esaminò e lo lasciò
cadere nel fuoco che bruciava nel camino.
"Che cosa ne avete fatto!", esclamò la giovane
donna, angosciata.
"Raccontami come te lo sei procurato", disse l'eremita.
"Beh, sono andata ogni notte alla montagna con una piccola
ciotola di cibo. Dapprima mi sono tenuta a distanza, poi mi sono
avvicinata ogni volta un po' di più, conquistando la fiducia
della tigre. Sono stata paziente. Non ho mai parlato aspramente,
non l'ho mai rimproverata ...".
"Certo, hai reso mansueta la tigre e conquistato la sua
fiducia e il suo affetto".
"Ma voi avete gettato il baffo nel fuoco!" esclamò
la donna.
"No, non c'è più bisogno del baffo. Un uomo
è forse più feroce di una tigre? Se sei in grado
di conquistare l'amore e la fiducia di un animale feroce, tramite
la gentilezza e la pazienza, certamente potrai fare lo stesso
con tuo marito, non credi?".
Non abbiamo alternative: l'unico
modo per educare alla gentilezza è far sperimentare la
gentilezza. È essere, noi per primi, gentili. E pazienti.
Manuela ROBAZZA - suormanu@ausiliatrice.net
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2013 - 03
| HOME
PAGE - ITALIANO | FORMAZIONE
CRISTIANA |
FORMAZIONE
MARIANA |
INFO
VALDOCCO |
Visita Nr.
