Don Diego Goso risponde a quello
che mi gli hanno chiesto alcuni lettori ed amici. Senza pretesa
di poter dire tutto su quello che sta accadendo.
Senza la petulanza con cui si sono riempite le pagine dei giornali
e i servizi televisivi, alla ricerca di qualcosa che ancora non
c'è, anche se la si spera.
-Sarà il Papa dei poveri?
Certamente. Perché è stato un prete per i poveri,
un vescovo per i poveri, un cardinale per i poveri. Voleva tornare
in fretta a casa, pensando alle favelas e sentendosi soffocare
dalla nostra opulenza occidentale.
-è stata la sconfitta della Curia?
Dalla velocità del Conclave posso immaginare un ripiegamento
di tutti i cardinali verso un messaggio forte che era necessario
inviare alla chiesa tutta e al mondo. Direi una grande alleanza
con qualche compromesso, certo, dettata dalla situazione di crisi.
-ci sarà un chiusura netta? Comincia una nuova stagione
per la Chiesa?
Non prevedo stravolgimenti di aperture dottrinali alla modernità.
La Chiesa Cattolica resta la Chiesa Cattolica. Ma di certo avremo
uno stile simbolico forte, una comunicazione calda e umana, un
pastore che tenta di convincere senza imporre. Un teologo del
cuore.
-è un segno dei tempi anche per chi non crede?
I commenti che sento dagli amici non credenti sono di piacevole
sorpresa. Certo nessuno si fa illusioni, ma sembra loro di aver
ritrovato un poco una figura amica nel ruolo del Papa che avevano
sentito assente in questi anni.
-quali sono le tappe future?
Avremo il primo angelus domenica, la messa di inizio pontificato
il giorno di San Giuseppe, la prima udienza generale sarà
invece dopo la Settimana Santa e ovviamente la Pasqua con il
nuovo Papa. E credo che spesso vedremo Papa Francesco in San
Giovanni in Laterano, oltre che San Pietro, in quanto cattedrale
di Roma e in quanto egli ha posto con forza l'accento sull'essere
Vescovo di Roma anzitutto. Con tanto di cardinal vicario a fianco
(il suo vice parroco, praticamente) fin dalla prima apparizione.
-qualcuno pensava ad un Papa italiano. Ma così non è
stato. Perché?
Penso che il concetto di Papa italiano ormai non abbia più
senso. Si potrà forse chiedersi in futuro se avremo un
Papa europeo. Ma ormai la mondialità del cattolicesimo
non ci permette più il provincialismo italiano. E già
con l'Europa siamo un pochetto vecchi, date le ricchezze spirituali
che vengono da Asia, America e Africa.
-ci sarà un problema di coabitazione con Ratzinger?
Direi che ogni dubbio adesso è fugato. Benedetto XVI non
è persona capace di interferire: anzi. E Papa Francesco
non è persona che teme la figura del predecessore, la
cui diversità può anche ricercare la complementarietà.
Di certo lui vorrà "regnare" come Vescovo di
Roma. E gli farà piacere avere la fine intelligenza di
Ratzinger a disposizione. Credo inoltre che il papa emerito non
lo vedremo proprio più, lontano dalla scena del mondo.
-quale la sfida più grande che lo aspetta?
La scelta di un nuovo cardinale di Stato che sappia ricucire
gli strappi nel collegio cardinalizio e con Islam e Ortodossi.
Senza pensare a dover riempire la Curia dei suoi.
-quale il più grande errore di valutazione in questo inizio
fibrillante?
Crederlo un Papa di sinistra. Non ci saranno aperture sui gay,
non ci saranno cambi di posizione sull'inizio e sul fine vita,
non ci saranno abolizioni di celibato o dichiarazioni di nullità
matrimoniali facili.
-cosa dobbiamo allora aspettarci?
Il congelamento dell'ecclesiastichese, una nuova spinta all'impegno
sociale nella Chiesa, un catechismo semplice ed essenziale, qualche
gesto di riconciliazione, l'impegno per i diritti umani di tutti
del Vaticano.
Diego Goso