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AMICI e CAMPIONI
DI DIO : S. Bernardino da Siena (1380-1444) ***
IL NOME DI GESU' E'
LUCE.
La
vera storia di fra Bernardino
"Misericordia e pace":
le due parole chiave dei pellegrini che andavano a Roma per il
Giubileo del 1400. Più che due parole: erano un motto,
una bandiera, un augurio, un sussurro struggente, un grido disperato.
Ce n'era proprio bisogno di misericordia e pace: in Europa (principi
cristiani contro principi cristiani, tutti "in nome di Dio")
in Italia (guelfi e ghibellini), nella Chiesa (oriente contro
occidente), nella società ricchi (usurai) contro i poveri.
Quasi una risposta a questo grido di disperazione in quegli stessi
anni ci fu un risveglio spirituale, aiutato anche da valenti
predicatori quali s. Vincenzo Ferrer (1350-1419) e s. Bernardino
da Siena. Oggetto della loro predicazione: la violenza sociale,
la corruzione a livello politico, il gioco d'azzardo, l'usura,
sfruttamento e pervertimento sessuale. Abbondante materiale,
vecchio e nuovo ancora oggi: l'uomo non cambia mai, così
sembra.
Volontariato tra i malati di
peste
Bernardino nacque a Massa Marittima
nel 1380, ma, rimasto prestissimo orfano, fu allevato a Siena
principalmente da due zie. Ebbe da loro un'ottima educazione
cristiana, e lui dimostrò o in seguito non solo gratitudine
verso di loro, ma anche, attraverso di loro, profonda conoscenza
delle problematiche femminili. Di una di esse, caduta gravemente
ammalata, si prese cura fino alla fine.
Laureato in giurisprudenza, durante la peste del 1400 Bernardino,
insieme agli amici della Compagnia dei Disciplinati si offerse
volontario a curare i malati. Furono quattro mesi di duro "stage":
nessun trattato di antropologia poteva insegnargli meglio di
quella esperienza, anche perché, come conseguenza, lui
stesso cadde gravemente ammalato.
Nel 1402 diventò francescano, e poi sacerdote, completando
i propri studi di teologia ascetica e mistica. Dal 1405 in poi
(dopo la nomina a predicatore ufficiale) si dedicherà
soprattutto alla predicazione. Fu anche Vicario Generale dell'Ordine
dal 1438 fino al 1442. Ma è soprattutto famoso nella storia
della Chiesa come predicatore brillante ed efficace. Uno dei
più grandi certamente.
Il predicatore deve essere
"chiarozo, chiarozo"
Un particolare curioso: delle
prediche di Bernardino abbiamo tutto. Non c'era registrazioni
magnetiche, ma è merito di uno stenografo, suo amico,
che "registrava" ogni cosa, anche i sospiri che lui
faceva, veri o ad arte. Il suo consiglio ai predicatori, valido
ancora oggi: il predicatore deve cercare di unire sempre il contenuto
e la forma: la predica deve essere "un dire chiaro e breve",
senza dimenticare anche il "dire bello". Per la cronaca:
Bernardino era tutto questo, eccetto che breve. Ma la gente lo
ascoltava molto volentieri
anche perché non c'era
la predicatrice laica (la televisione!) e c'era quindi molto
più tempo per le cose serie.
Le sue prediche non erano solo
prediche. Erano dei veri
"show" spirituali, con i quali riusciva a catturare
a lungo l'attenzione e l'interesse della gente semplice che ascoltava,
anche perché era attuale. Canzonava le umane debolezze,
le superstizioni, la stregonerie, le bische (diceva "Anche
il demonio vuole il suo tempio ed esso è la bisca"),
i piccoli e grossi imbrogli dei commercianti (ahimè, niente
di nuovo!), le donne amanti (e spendaccione) della moda frivola
ovvero il loro culto eccessivo e costoso del proprio "look".
Ma Bernardino fu feroce specialmente contro gli usurai del tempo,
una piaga antica (e moderna). Paragonava la morte di questi tali
all'uccisione del porco in famiglia: una festa di liberazione
dalla fame! Gli rimproveriamo (oggi dopo quattro secoli però)
di essere stato eccessivamente duro contro le donne e gli ebrei.
Questi ultimi non erano ancora i "nostri fratelli maggiori".
Lo diventeranno solo secoli dopo.
Tutto nel nome di Gesù
Al centro della spiritualità
e predicazione di Bernardino c'era Gesù Cristo: "umanato"
cioè la sua incarnazione, "passionato": la sua
Passione e Morte, e "glorificato": la sua Resurrezione
e Ascensione.
Egli ha sempre messo in risalto il primato assoluto del Cristo,
la sua mediazione universale, la subordinazione di tutte le cose
a Lui e in vista di Lui per arrivare attraverso Lui alla comunione
con Dio. È il tema del "Christus Victor" diventato
Signore di tutto e di tutti attraverso la morte redentrice in
croce. Fu anche il grande apostolo del culto al nome di Gesù
e del famoso trigramma JHS.
Sappiamo che l'invidia, come la zizzania, è sempre stata
presente non solo tra il semplice e laico popolo di Dio, ma anche
nei verdi campi coltivati dal clero. Fu infatti accusato di idolatria
e anche di eresia riguardo a questa devozione al nome di Gesù.
Fu scagionato sempre e reintegrato. Superò tutto rimanendo
fedele fino alla morte a L'Aquila il 20 maggio 1444. Non solo
aveva predicato bene, ma era anche vissuto bene. E fu veramente
"Santo subito" cioè sei anni dopo il 24 maggio
1450.
Mario
Scudu - archivio.rivista@ausiliatrice.net
San Bernardino
scrisse:
Il nome di Gesù è la luce dei predicatori perché
illumina di splendore l'annunzio e l'ascolto della sua parola.
Donde credi si sia diffusa in tutto il mondo una luce di fede
così grande, repentina e ardente, se non perché
fu predicato Gesù?
Non ci ha Dio "chiamati alla sua ammirabile luce" (1
Pt 12, 9) con la luce e il sapore di questo nome? Ha ragione
l'Apostolo di dire a coloro che sono stati illuminati e in questa
luce vedono la luce: "Se un tempo eravate tenebre, ora siete
luce nel Signore: comportatevi perciò come figli della
luce" (Ef 5,8).
Perciò si deve annunciare questo nome perché risplenda,
non tenerlo nascosto. (S. Bernardino
da Siena)
*** Tratto in forma ridotta da: MARIO SCUDU, Anche
Dio ha i suoi campioni, Elledici 2011, Torino RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2014 - 3
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