ARCHIVIO RMA 2013
: SALESIANITA'
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- EDUCAZIONE - DON BOSCO 2015 - ....
E L'AMOREVOLEZZA?
In una scuola dell'infanzia,
un bimbo di quattro anni è redarguito e messo a sedere,
perché "nel salone non si corre". L'episodio
aiuta a riflettere sull'"arte" di essere bravi genitori
ed educatori. Ogni azione dell'adulto è un esempio per
il bambino
Non so se questa lettera verrà
pubblicata, ma voglio provarci.
Sono papà di tre bambini che frequentano tutti e tre una
scuola cattolica. Il secondo ha quattro anni e se mai salirà
agli onori degli altari, sarà il santo protettore dei
bimbi birbi
. Ma è proprio questa etichetta che inizia
a pesare sulla sua schiena. Dopo essere stato sgridato tre giorni
di seguito, ieri a scuola ha fatto ben quattro passi di corsa
verso la mamma per andare a salutarla prima dell'inizio della
giornata e
. tac! Accalappiato al volo, preso per un braccio,
redarguito e messo a sedere, sempre trattenuto per il braccio,
perché "nel salone non si corre". Il tutto davanti
agli occhi attoniti di mia moglie e di altre mamme presenti.
Quando mia moglie si è avvicinata e ha sfilato via mio
figlio da quella presa, le è stato detto che lì
"si fa così con tutti, perché nel salone non
si corre".
Oggi l'ho accompagnato io e l'ho salutato dicendogli: "Papà
non vuole che tu corra". Confesso che mi sono sentito un
po' ridicolo: chiedere a un bambino di quattro anni di non correre,
si commenta da solo. Però, è una regola, improntata
alla prudenza e alla sicurezza di tutti, e lui deve imparare
a rispettare la regola.
C'è una parola, però, che è mancata in questa
vicenda: amorevolezza. "Non con le percosse, ma con la mansuetudine
potrai farti amici quei ragazzi". Lo dice la Madonna a Giovannino
Bosco nel sogno dei nove anni! Noi mandiamo i nostri figli in
una scuola cattolica perché abbiamo un ideale alto di
educazione. Io ritengo sia sbagliato che una suora "fa così
con tutti", cioè strattona un bambino e lo immobilizza,
e soprattutto sia in controtendenza con tutto ciò che
faticosamente cerchiamo di vivere in casa nostra, anche quando
siamo stanchi, rimproverandoci a vicenda se abbiamo ottenuto
il risultato "con le percosse".
Mi permetto riportare un passo del libro "I vostri figli
hanno soltanto Voi!" di Bruno Ferrero: "Una grande
percentuale di persone è ancora convinta che le sberle
siano una punizione accettabile. Dicono: I miei genitori mi hanno
dato qualche schiaffo e ha funzionato benissimo. La sculacciata
è un sistema che serve a scaricare le frustrazioni e la
rabbia e a mascherare il fatto che l'educatore non riesce ad
affrontare la situazione. Dopo tutto non è difficile strattonare
un bambino. È molto più difficile spiegargli le
cose, un'operazione, però che porta risultati decisamente
migliori. Ogni azione dell'educatore è un esempio per
il bambino. Se tenete il broncio, anche il vostro bambino lo
farà; se vi mettete a urlare quando siete stanchi e frustrati,
i bambini reagiranno di conseguenza; se li prendete a schiaffi
quando siete fuori di voi dalla rabbia, adotteranno un comportamento
in tono con il vostro
Le sberle durano poco, quindi inducono
i bambini a dimenticare in fretta la ragione per cui le hanno
prese e, in ultima analisi, risultano assolutamente inutili".
Sono comunque sicuro che nonostante tutto prepareremo insieme
tre buoni cristiani e tre onesti cittadini e che gli incidenti
di percorso saranno uno sprone per pregare di più, aiutarci
di più e, infine, essere sempre più orgogliosi
della nostra comune appartenenza alla famiglia salesiana!
Grazie per l'ascolto. (lettera firmata)
Sono molto dispiaciuta per
quanto lei scrive. E non giustifico l'operato di quella suora.
L'unica cosa che mi è spontaneo fare è chiedervi
scusa a nome suo, se può servire. Non fatico neppure a
immaginare la situazione della maggior parte delle nostre scuole
dell'infanzia: le suore che fanno assistenza la mattina, quando
ci sono, hanno spesso tra i 70 e gli 80 anni, ed abituate forse
ad aver a che fare con schiere di bambini che appena dicevano
"seduti", si sedevano e basta. Oggi si ritrovano a
faticare per mettersi al livello dei piccoli, con poca voce,
con parole non più adeguate ai tempi e con bambini vivaci,
se non iperattivi, che vorrebbero sempre giocare e non possono
capire che quella "vecchietta" non sta scherzando,
ma vuole veramente che non si corra in salone. Sono anche quasi
sicura che la sera, nel suo esame di coscienza, quella suora
ha chiesto perdono a Dio per aver perso la pazienza. Non posso
pensare che non ci sia amorevolezza, ma comprendo il suo disappunto
per non vederla messa in pratica. Pubblichiamo la sua lettera
quasi per intero, perché possa essere letta anche da molte
suore. Lei non esiti a far presente alla responsabile l'eventuale
ripetersi di questi episodi. Sono certa che servirà.